Accademia Italiana di Biomesoterapia
Centro Studi di Omeopatia - Rimini -
Relatore: Dottor Paolo Negri
Riveduto e corretto nel Giugno 2000.
Origine delle sostanze impiegate in omeopatia
Le sostanze che
sono impiegate come rimedi in Omeopatia provengono da:
a) Regno vegetale,
b) Regno animale,
c) Regno minerale.
Delle piante erbacee sono
utilizzate generalmente le foglie sopra le radici o le piante in toto;
le parti legnose non devono avere gemme o boccioli e sono raccolte prima
della primavera; i semi ed i frutti, salvo indicazioni contrarie, vanno
raccolti maturi.
Le sostanze animali sono prelevate da soggetti sani e controllati dal punto di vista sanitario.
Si può utilizzare l'animale
in toto come nel caso dell'ape e della cantaride che, dopo macerazione
in alcol, danno origine ai rimedi denominati Apis mellifica e Cantharis.
In altri casi, si utilizzano
solo alcune parti dell'animale od, addirittura, un loro secreto come nel
caso del rimedio Lachesis mutus che deriva dalla preparazione Omeopatica
del veleno dell'omonimo serpente.
Vi sono infine i minerali che devono essere puri e non derivati da procedimenti chimici di sintesi.
Almeno il novanta per cento
dei rimedi Omeopatici impiegati abitualmente deriva dal regno vegetale.
Preparazione delle Tinture Madri
Provenienza
La maggior parte
delle Tinture Madri (T. M.) Omeopatiche è prodotta da piante fresche, raccolte nel loro periodo balsamico, cresciute
allo stato spontaneo, in luoghi salubri, lontani dai grandi centri urbani
dove il pericolo d’inquinamenti ambientali è notevolmente elevato.
Tramite la collaborazione
d’esperti raccoglitori è possibile, in Italia, trovare le piante necessarie
alla produzione di T. M. in quasi tutte le regioni, dai monti della Calabria,
a quelli dell'Appennino Tosco Emiliano, fino alle pendici delle Alpi,
riuscendo, in questo modo, dato il diverso procedere delle stagioni in
quei luoghi, ad usufruire, per numerose piante, di periodi balsamici di
raccolta ragionevolmente prolungati.
Oltre alle numerose (la
maggior parte) piante che si possono trovare solamente allo stato spontaneo
ve ne sono molte altre, impiegate in Omeopatia, che, o perché officinali
o perché destinate ad usi alimentari, sono abitualmente coltivate dall'uomo.
Per queste varietà, qualora
il reperimento di cospicue quantità allo stato spontaneo fosse difficoltoso
(vuoi a causa dei luoghi di raccolta troppo impervi, vuoi perché le varietà
in questione sono protette e non possono essere raccolte in quantità),
è preferibile impiegare piante coltivate tenendo ovviamente conto delle
condizioni ecologiche dell'ambiente e dei terreni sui quali le coltivazioni
si effettuano.
Infatti, le zone dove di
solito si fanno questi tipi di coltivazioni sono per lo più collinari
e vicine a zone boscose, i terreni sono ben isolati da quelli vicini con
altri tipi di coltivazioni, irrorati con acque controllate batteriologicamente
e chimicamente e all'occorrenza concimati in modo naturale.
Le piante arrivano al luogo
di destinazione nel giro di ventiquattro, trentasei ore dalla raccolta
e grazie al sistema di trasporto in cella frigorifera, la loro freschezza
rimane inalterata.
Giunte a destinazione sono
immediatamente messe in lavorazione.
Preparazione
Le T. M. sono preparate
per macerazione delle piante in alcol, generalmente
a sei e più raramente a quarantacinque gradi.
Il rapporto fra il materiale
vegetale e l'alcol è di uno a dieci riferito al peso secco della
pianta.
Ciò significa che, avendo
a disposizione una certa quantità di pianta fresca (ad esempio un Kg.),
se ne preleva un campione rappresentativo (dieci o venti gr.) e si calcola
la percentuale in peso di residuo secco in esso contenuta facendone evaporare
l'acqua mediante l'esposizione ad una fonte controllata di calore per
un determinato periodo di tempo.
Dopo aver verificato il peso secco del campione, riportando la percentuale ottenuta
al peso totale della pianta fresca a disposizione (un Kg.), si calcola
il peso a secco della stessa (per esempio se il residuo secco calcolato
sul campione è il 30%, in un Kg. di pianta fresca si dovranno considerare
trecento gr. di peso secco).
La quantità d’alcol
da impiegare sarà tale da ottenere:
1) un peso totale di tintura
pari a dieci volte il peso secco "teorico" (trecento gr. nell'esempio)
della pianta fresca a disposizione;
2) una gradazione alcolica
di sessantacinque o quarantacinque gradi (secondo il tipo di pianta).
Eccezione, a questo calcolo,
è la Tintura Madre di Calendula che deve essere preparata
in ragione del rapporto uno a venti di pianta alcol anziché
uno a dieci.
Trascorsi i ventuno
giorni previsti per la macerazione, il preparato è sottoposto
a torchiatura.
Il liquido che si ottiene
è la Tintura Madre propriamente detta che, dopo filtrazione,
è inviata al laboratorio di controllo per verificarne:
- le caratteristiche organolettiche
- il grado alcolico
- il residuo secco
- la presenza delle bande caratteristiche (R.F. corrispondenti ai principi attivi) mediante cromatografia su strato sottile (T.L.C.).
La T. M. così ottenuta è pronta per essere impiegata nella preparazione del relativo rimedio Omeopatico.
si possono dividere in:
Diluizioni Hahnemanniane:
decimali (DH o X)
centesimali (CH o C)
cinquantamillesimali (0/LM).
Diluizioni non Hahnemanniane:
korsakowiane (K)
flusso continuo (FC)
Diluizioni Hahnemanniane
Per le sostanze
insolubili, il primo passo da fare è quello di renderle solubili
procedendo nel seguente modo: un grammo della sostanza è triturato per un'ora in un mortaio di
porcellana insieme a cento grammi di lattosio, che
va aggiunto gradatamente, fino ad ottenere così la prima triturazione
centesimale Hahnemanniana (1ª CH).
La tappa successiva consiste
nel prendere un grammo di questa prima triturazione centesimale e triturarla
nuovamente, per un'ora, aggiungendo, poco per volta, altri cento grammi
di lattosio ottenendo così la seconda triturazione centesimale Hahnemanniana
(2 CH).
Si ripete l'operazione,
allo stesso modo, per la terza volta, partendo da un grammo di 2ª CH mescolato
con cento grammi di lattosio e ottenendo la 3ª CH.
Questa 3ª CH è solubile.
Per preparare le successive
potenze, 4ª CH, 5ª CH, ...., nª CH, che sono dette diluizioni,
bisogna prendere 0,10 grammi della 3ª triturazione e mescolarli
a 10 cc. di acqua distillata o alcool quindi scuotere (succussione)
energicamente cento volte (dinamizzazione) la soluzione
così approntata ottenendo in questo modo la 4ª CH (Centesimale
Hahnemanniana).
Il successivo passaggio
che porta ad ottenere la 5ª CH si effettua prendendo una goccia della
4ª CH, addizionandola a cento gocce d’acqua o alcol e scuotendo energicamente
ancora cento volte e così via fino ad ottenere la diluizione voluta (Fig.
1).
Per quanto riguarda, invece,
le sostanze solide che già naturalmente sono solubili e
le T. M., una parte di queste è diluita in novantanove
parti di solvente (alcol a settanta gradi); a questa soluzione
s’imprimono cento forti scosse (succussione)
ottenendo così la prima diluizione Centesimale Hahnemanniana (1ª
CH).
Tutte le successive diluizioni
vanno sempre preparate mescolando una goccia della diluizione precedente
a cento gocce di solvente e dinamizzando cento volte (Fig. 1).
Le sostanze preparate secondo
questo metodo, ideato da Hahnemann, sono definite centesimali perché
il rapporto fra il soluto ed il solvente è di un centesimo, mentre sono
dette decimali quando il rapporto è di un decimo cioè una goccia
di T. M. o di una diluizione precedente aggiunta a dieci gocce di solvente
e sono indicate con la sigla 1D, 2D, 3D, nD a seconda che si tratti della
prima, seconda, terza, ennesima diluizione decimale (Fig. 2).
Un terzo tipo di diluizione
Hahnemanniana è quella cinquantamillesimale la cui scala
di deconcentrazione tra una diluizione e la successiva è 1/50.000.
Il procedimento di
preparazione delle cinquantamillesimali è descritto dettagliatamente
nella VI edizione dell'Organon al paragrafo 270.
Se ne riportano di seguito
i punti salienti:
1ª operazione: misurare
g 0,063 (corrispondenti alla antica misura di un grano indicata
da Hahnemann) della sostanza da dinamizzare e g 6,3 di lattosio (proporzione 1/100);
2ª operazione: seguendo
una particolare tecnica, dettagliatamente descritta da Hahnemann, versare
il tutto in un mortaio di porcellana e pestare per circa un'ora in modo
da ottenere una triturazione dal titolo 1/100;
3ª operazione: prendere
dal mortaio g 0,063 della triturazione ottenuta e seguendo la stessa procedura,
pestare il tutto, per circa un'ora, in un mortaio porcellanato contenente
g 6,3 di lattosio, in modo da ottenere una triturazione dal titolo 1/10.000;
4ª operazione: prendere
dal mortaio g 0,063 della triturazione ottenuta e seguendo la stessa procedura,
pestare il tutto, per circa un'ora, in un altro mortaio di porcellana
contenente g 6,3 di lattosio, in modo da ottenere una triturazione dal
titolo 1/1.000.000;
5ª operazione: prendere
dal mortaio g 0,063 della terza triturazione così ottenuta e scioglierli
in cinquecento gocce di una soluzione composta di una
parte d’alcol a novanta gradi e da quattro parti d’acqua distillata (T. M.);
6ª operazione: lasciare
cadere una sola goccia di questa Tintura Madre in un flaconcino contenente
cento gocce d’alcol a novantacinque gradi.
Ben tappato, s’imprimono
a questo flaconcino cento forti scosse;
7ª operazione: con
alcune gocce di questa prima dinamizzazione s’impregnano globulini della
misura 00 (cento globulini di questa misura non devono superare il peso
di g 6,3 e cinquecento globulini di questa misura devono venire tutti
impregnati da una sola goccia) da conservare, asciutti, in un nuovo flaconcino
contrassegnato dall'etichetta 1/LM;
8ª operazione: lasciare
cadere in un nuovo flaconcino una goccia d’acqua semplice e uno solo di
questi globuli (contrassegnati dall'etichetta 1/LM) e farlo sciogliere.
Dopo avere aggiunto cento
gocce di alcol a novantacinque gradi, s’imprimono a questo flaconcino
ben tappato cento forti scosse;
9ª operazione: con
alcune gocce di questa seconda dinamizzazione s’impregnano altri globulini
della stessa misura da conservare, asciutti, in un nuovo flaconcino contrassegnato
dall'etichetta 2/LM.
Quest’operazione deve essere
ripetuta tante volte fino a raggiungere la potenza desiderata.
Ogni globulino contiene
la cinquecentesima parte (1/500) di una goccia e quando
è disciolto in una goccia d'acqua e novantanove gocce d’alcol si ottiene
il valore di diluizione di 1/500 moltiplicato per 1/100 che da come risultato 1/50.000.
Diluizioni non Hahnemanniane
Le diluizioni korsakowiane
prendono il nome da Korsakow, Medico dell'esercito Russo, che, seguendo
le truppe durante le campagne militari, si trovava nell'impossibilità
di seguire il metodo tradizionale Hahnemanniano perché questo prevede
che ad ogni passaggio si usi un flacone vergine, non precedentemente utilizzato,
al fine di evitare inquinamenti.
Sarebbe stato necessario
avere a disposizione decine di migliaia di flaconi cosa questa, come ben
si comprende, assolutamente impossibile in una campagna militare.
Korsakow pensò di utilizzare
un unico flacone per ottenere la diluizione voluta di una sostanza procedendo
come segue: ad esempio, se voleva preparare la quinta diluizione di Rhus toxicodendron, metteva direttamente nel flacone che conteneva
la T. M., preventivamente vuotato, cento gocce di solvente, agitava energicamente
cento volte.
Otteneva così la prima
diluizione Korsakowiana (1ª K).
Per passare alla diluizione
successiva vuotava la boccetta contenente la prima K e nello stesso contenitore
aggiungeva altre cento gocce di solvente, dinamizzava cento volte ottenendo
così la seconda diluizione korsakowiana (2ª K).
La tappa successiva
consisteva nello svuotare ancora una volta il contenitore ed aggiungervi
altre cento gocce di solvente; dinamizzava la nuova soluzione ottenendo
la terza korsakowiana (3ª K) e così via fino
alla diluizione voluta.
Il procedimento di Korsakow
è possibile perché, per il fenomeno dell’adesione molecolare,
quando si vuota il flacone che contiene una diluizione precedentemente
preparata, una parte della stessa rimane aderente alle pareti del contenitore.
Questa quantità, secondo
Korsakow, corrispondeva a circa una goccia per cui bastava solo aggiungere,
nel flacone svuotato, cento gocce di solvente e dinamizzare per ottenere
la diluizione successiva nello stesso contenitore.
Come si può ben comprendere,
indubbiamente dimostrata l'efficacia clinica dei rimedi Korsakowiani,
il metodo Hahnemanniano è rigoroso, permette, in qualsiasi
luogo, di ottenere delle diluizioni che hanno delle caratteristiche ben
precise, sovrapponibili e senza nulla concedere all’empiricità.
Il metodo di Korsakow non può essere considerato altrettanto rigoroso perché un momento importante
della preparazione dei rimedi avviene in modo empirico; ciò nulla toglie
alla validità terapeutica delle diluizioni Korsakowiane ed il loro uso
può essere intrapreso tranquillamente senza timore d’insuccessi.
Metodo del Flusso Continuo
Pur nella sua poco ortodossa
procedura d’esecuzione, questo tipo di preparazione è attualmente l'unica
che permette di ottenere diluizioni molto alte che, per ovvi motivi di
tempo e di spazio, è impossibile raggiungere con il metodo centesimale
Hahnemanniano o con quello di Korsakow.
Il metodo consiste nel
far passare il solvente (acqua) attraverso una piccola "camera",
di volume (v) noto, nella quale è inserita una ruota dentata che, girando
velocemente, crea in seno al liquido una forte turbolenzaturbolenza assimilabile
alla dinamizzazione.
Il soluto (soluzione da
deconcentrare) cade nella camera attraverso un piccolo condotto, è
diluito nel flusso del solvente che attraversa la camera stessa ed è
simultaneamente dinamizzato mediante l'agitazione prodotta dal movimento
della ruota dentata.
Volendo ottenere la diluizione
N, conoscendo il volume della camera (v) ed il volume dell'acqua passata
attraverso essa (V), si ha:
V
N = ---------
k x v
avendo immesso nella camera, attraverso il condotto, una quantità
di diluizione pari ad 1/100 di v.
Dinamizzazione
Descrivendo i vari
metodi di diluizione si è detto che, sempre, fra una diluizione
e la successiva si devono impartire cento scosse al liquido deconcentrato
che si ottiene di volta in volta.
Questoperazione è
detta dinamizzazione, energizzazione, o potentizzazione del preparato.
E' questoperazione
a rendere il liquido deconcentrato "diluizione omeopatica" con
le caratteristiche medicamentose proprie del rimedio che si sta preparando.
Impregnazione
Una volta ottenuta
la diluizione desiderata, con uno dei sistemi sopra descritti, si passa
alla fase successiva detta impregnazione.
La diluizione non è
somministrata tal quale bensì veicolata mediante un supporto solido
inerte che è costituito da granuli o globulini di lattosio.
L'operazione è eseguita
in un recipiente di vetro, ben pulito e sterilizzato, posto su un congegno
atto a farlo girare sul proprio asse (che sarà inclinato di circa
quarantacinque gradi).
Nel recipiente viene introdotto
un quantitativo di granuli (o di globuli) tale che il rapporto tra essi
ed il volume di diluizione da impregnare risulti essere 1/100.
Mentre il recipiente ruota
sul proprio asse, facendo rotolare su se stessi i granuli (globuli) che
contiene, l'operatore immette all'interno, mediante un sistema a spruzzo,
il liquido destinato allimpregnazione; questo andrà a bagnare
i granuli (o i globuli) in maniera uniforme ed essendo di grado alcolico
piuttosto elevato (settanta gradi) non provocherà la loro dissoluzione
ma evaporerà abbastanza facilmente lasciandone la superficie perfettamente
asciutta e ben sferica.
Finalmente i granuli (o
i globuli), così impregnati, sono pronti per essere condizionati
nelle confezioni definitive.
I granuli, sferici, sono
composti di una miscela di lattosio e saccarosio e vengono impiegati nelle
impregnazioni di rimedi a diluizioni medio basse cioè a dire dalla
3ª CH alla 30ª CH.
I globuli, ugualmente sferici,
di dimensioni più piccole dei granuli, sono impiegati nella preparazione
di rimedi dalla 200ª CH in su.
Mentre i primi (granuli)
sono adatti a confezioni per somministrazioni multiple, i secondi (globuli)
sono destinati a confezioni monodose.